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Musiques Vivants



























Maggio 2021


Dopo un anno si torna gradualmente alla musica in presenza e ai concerti dal vivo.

È un bene per tutti, soprattutto per i musicisti e i lavoratori dello spettacolo che sono rimasti bloccati dalla pandemia e che hanno sofferto, come altre categorie, in questo anno difficile.


Nel pensare alla musica dal vivo dopo che a lungo ci è stata preclusa, anche se non sono mancati i palliativi garantiti dalla tecnologia a distanza, mi vengono in mente alcune considerazioni esposte da Alessandro Baricco nel suo ultimo libro, The Game. Si tratta di un saggio del 2018 sulla rivoluzione digitale che affronta le profonde mutazioni socioculturali che stiamo vivendo causate dall'upgrade tecnologico in tutti i campi dell’esperienza umana, arti incluse.

Per Baricco l’uomo del nuovo millennio è un “iperuomo” che vive una realtà «a doppia forza motrice», dove «la distinzione tra mondo vero e mondo virtuale decade a confine secondario». Il digitale costituisce un “oltremondo” che si pone in continuo rapporto col vecchio mondo analogico, col quale allestisce un unico sistema di realtà: «mondo e oltremondo girano uno nell’altro producendo esperienza, […] in una sorta di creazione infinita e permanente» (p. 88).


Oggi molta musica non solo ha una doppia natura analogico-digitale (cfr. anche mio post precedente), ma vive e si diffonde altresì in zone ibride di mondo/oltremondo. Basti pensare a qualsiasi clip di musica ripresa dal vivo e poi trasformata e rielaborata attraverso gif, meme, montaggi audio-video: in questo modo le musiche più disparate, dal live coding a Sanremo alla suite barocca vivono una “vita parallela” sul web.


La “rivoluzione informatica” dunque non ha solo cambiato la sostanza della musica ma ha ampliato a dismisura le possibilità di fruizione e circuitazione delle opere. Questo ha sicuramente molti vantaggi dal punto di vista della velocità di diffusione e dell’abbattimento dei costi, d’altro canto la qualità dell’esperienza spesso ne risente, tant’è che in alcuni casi la differenza tra ascolto dal vivo o dal proprio pc/smartphone diventa abissale.


Ad esempio, dal dopoguerra in poi alcune esperienze provenienti da ambiti artistici diversi estendono la dimensione spaziale e percettiva della sala da concerto e dei teatri: in alcune performance i musicisti si muovono, interagiscono tra di loro o col pubblico contribuendo a sfumare i confini tra realtà e rappresentazione.

In musiche del genere le dinamiche relazionali tra i musicisti, la posizione del pubblico e delle sorgenti acustiche, i movimenti del suono nello spazio sono elementi fondanti dell’opera, e una riproduzione sul web risulta profondamente sminuita e incapace di restituire l’esperienza sensoriale ed estetica che si prova dal vivo (almeno con la tecnologia di oggi).


Nel capitolo di The Game intitolato “Quel che resta dell’arte”, l’autore stila un elenco di tutti i “difetti” che l’arte “analogica” possiede agli occhi di un millennial, paragonata ai contenuti digitali che proliferano per il web. Gli “oltremondo” digitali sono difatti più agili, leggeri e adatti a circolare rispetto ai vecchi prodotti artistici (romanzi, quadri, opere teatrali e musicali). Eppure l’arte (i “vecchi oltremondo", per Baricco), pur essendo completamente inadatta al Game, riesce comunque ad abitarlo stabilmente, perché?

«I vecchi oltremondo» - conclude lo scrittore - «assicurano la continuità tra la realtà di oggi e i sogni di ieri, tra il benessere di oggi e l’audacia di ieri, tra l’intelligenza di oggi e il sapere di ieri, tra la patria di oggi e quella di ieri. In un certo modo danno un passato a una civiltà che non lo ha» (p. 312).


Concordo con Baricco sul fatto che sia necessario pensare una civiltà ibrida, che abbia il design della nuvola digitale ma che non perda completamente il contatto con le fondamenta, col palcoscenico terrestre. Allora benvengano esperienze artistiche e musicali che ripensano forme e spazi tradizionali in chiave moderna, pensate per essere fruite in presenza ma che in qualche modo assurgono a nuova vita sul web, in formati più consoni alle nuove generazioni.


Ho accennato sopra alla musica che si teatralizza, ma la storia è piena di esperienze artistiche dai confini labili: nei tableaux vivants ad esempio un quadro esce dalla cornice e i corpi - a volte in abiti moderni - ne riproducono la fissità in un gioco di rimandi tra copia e originale. Mi incuriosiscono da sempre le forme che trasmutano l’una nell’altra (l’Opera è la forma ibrida per eccellenza, come dicevo qui) e il sottogenere dei tableaux è un curioso caso dove confluiscono arte sacra e profana, forme di basso intrattenimento e riferimenti colti.


I Tableaux Vivants coi colori di Falconieri, scritti per Opificio Sonoro vivono di queste suggestioni. Partono da un dato reale - l’attacco, il respiro, l’accordatura necessari all’esecuzione di un brano storico inevitabilmente distante per tempo e cultura - e lo integrano nella finzione artistica che si nutre di quei suoni e movimenti, a formare una sorta di “micro-teatro” che rispecchia (o sostituisce?) il teatro della vita. Per dirla con Baricco, è un brano "a doppia forza motrice", dove realtà e rappresentazione girano una nell'altra.

È altresì un brano da vivere in presenza, ma con i necessari accorgimenti potrebbe navigare per il web in una nuova forma, chissà.


La mia convinzione è che il timbro di una postura, il gesto di uno sbuffo, lo sguardo di un vibrato, la fuga di un accento costituiscano un’esperienza estetica arricchente e significativa, ineludibile dal qui ed ora, unico e irripetibile; tuttavia non è escluso che i nuovi mezzi possano estendere esperienze del genere nell’ ”oltremondo” di cui sopra, in una versione che salvaguardi le necessità espressive da un lato, i vantaggi della diffusione digitale dall’altro.


C’è molto da inventare in ambito musicale e la sfida è aperta anche per i compositori che lavorano con la musica da camera e gli strumenti della tradizione; non è escluso che da un giorno all'altro un qualsiasi ragazzo di Bonn possa cambiare la storia della musica presentando la sua nuova sinfonia su TikTok (o quel che sarà).

L’importante è che la musica continui a vivere, dal vivo o dal falso…

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